Un piccolo passo per la Nike, un grande passo per la società.
Da sempre l’immagine dello sport è stata associata ad un corpo sano, tonico, scolpito. Come se le palestre non fossero riempite anche da persone con qualche chilo in più e gli abbonamenti fossero pagati solo da modelle e atleti.
Non voglio stare a raccontarvi delle paturnie che mi son fatta venire per non andare in palestra. Mi ci son presentata un giorno ed ho visto, sul tapis roulant a velocità supersonica, solo persone perfettamente in forma. Ed io, la cicciotta, mi sentivo fuori luogo. Sì, proprio nel luogo in cui, teoricamente, mi sarei dovuta sentire più a mio agio, in compagnia di personcine a modino e tonde come me che si sbattevano come ossessi per smaltire il Ferrero Rocher. Poi ho scrutato meglio e..laggiù, nell’angolino, sulla cyclette dimenticata dal mondo, c’era una come me. UNA COME ME. Una che, a guardarla, ti veniva solo voglia di portarle la bombola dell’ossigeno e farle un massaggio cardiaco per poi vedere, sbirciando dal monitorino conta calorie, che stava esercitandosi da poco più di otto minuti. UNA COME ME. Su un sedile strettino per le sue generose forme.
E quindi in palestra ci siamo anche noi.. le curvy e i girotondini.
Esistiamo.
Eccoci.. siamo proprio sull’ultima cyclette o sul tapis roulant al buio. Siamo quelli che vanno ad allenarsi in orari fuori da ogni logica per incontrare meno persone possibile. Siamo quelli che, se fanno jogging per la città, perdono un’ora e mezza a prepararsi, per limitare il danno dello spettacolo che possiamo diventare dopo venti minuti di corsa. Siamo quelli che “ma che me frega, famme magnà..” per poi concludere con “ma un’ora e venti di cardio basteranno?” Certo che bastano. Se vuoi smaltire la prima delle otto gocciole che ti sei scofanata. Prima di cena, ovviamente.
Mai si è visto un marchio sportivo noto, farsi promuovere da volti e corpi curvy. Si è sempre optato per il bronzo di Riace di turno e per la dea greca personificata. Non voglio dire che sia sbagliato, ma non rappresentano una grossa fetta di persone che esistono, che fanno sport regolarmente e che hanno una tendenza ad accumular chiletti (perchè sì signori, esiste la predisposizione genetica) o che un piatto di pasta non lo disdegnano, prima di smaltirlo.
Il messaggio che ne è derivato è che si è sani se si è magri.
Si è “più” sani se si è magri. Certo. E’ una verità scientifica, questa.
Ma non si è necessariamente sani se si è magri. Nè si è per forza magri se si è sani.
E’ l’eccesso ad essere errato. Eccesso di grassezza o eccesso di magrezza.
E quindi, un corpo con qualche “ciccetta sballonzolante” alla Bridget Jones può e deve essere simbolo di salute e di benessere. E’ necessario che si adotti questo orientamento perchè, oggigiorno, la società ci impone solo di anelare alla perfezione. E la perfezione non esiste. Non esiste neanche lontanamente. Eccezione fatta per Robert Downey Jr. (quì scatta l’applauso, grazie).
Così finalmente la Nike ha sdoganato le consuetudini degli ultimi anni ed ha deciso di dare voce anche a me ed a tutte quelle persone che sanno di non essere perfette, ma sanno di essere uniche. E TANTE. In tutti i sensi.
Ha perciò iniziato a pubblicare, sul suo profilo instagram #nikewomen, foto di donne curvy eleganti e sinuose nelle loro pose, impegnate a promuovere un nuovo reggiseno sportivo che riesce a contenere “le curve” e ti permette di muoverti senza impacci. I volti e i corpi, per questa campagna, sono stati prestati dalla modella Paloma Esseler e dall’insegnante yoga Claire Fountaine e di certo la scelta è stata mirata a trasmettere l’idea che si è belle e flessibili, atletiche ed elastiche anche con due taglie in più.
Boom di condivisioni!
Più di 5 milioni di clic ed iscrizioni al canale salite vertiginosamente.
Era scontato. La Nike ha abbracciato tutte noi e tutte noi ricambiamo con affetto!
R.